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BY 03/13

Andrea Bocelli: “Porto nel mondo la bellezza e i valori della terra toscana”

Incontro con l’ambasciatore italiano del bel canto: una star planetaria, molto legata alle sue origini. E della Vespa dice che…

Incontriamo Andrea Bocelli al Museo Piaggio di Pontedera, in Toscana. Il tenore italiano più famoso al mondo, vero ambasciatore della tradizione del bel canto, è qui in occasione della conferenza stampa di presentazione del programma 2013 del Teatro del Silenzio. E’ l’ottava edizione della manifestazione che Bocelli ha voluto nella sua terra, per riunire i più grandi nomi mondiali dello spettacolo e delle arti.
L’attore Giorgio Albertazzi, il compositore e cantante Riccardo Cocciante, Pino Daniele, il pianista Peter Cincotti, la cantante jazz Simona Molinari, il baritono Alessandro Luongo, il fisarmonicista Mario Stefano Pietrodarchi, il soprano Paoletta Marrocu, la violinista Anastasiya Petrushak e il performer Lindsay Kemp sono tra gli artisti nel cartellone del festival che si tiene a Lajatico, nel cuore della Toscana, borgo natio di Bocelli, in uno straordinario palcoscenico naturale incastonato tra le colline.
Da sempre ambasciatore delle arti e dello stile italiano nel mondo Bocelli si trova a suo agio nel Museo che racconta la storia di Vespa, alto esempio di eleganza made in Italy, proprio a due passi dallo stabilimento dove lo scooter più famoso del mondo è prodotto ininterrottamente dal 1946. Lui conosce questi luoghi, così vicini alle sue origini, ne conserva ricordi. E sulla copertina del suo album “Incanto” (con le sue interpretazioni delle più belle canzoni della tradizione italiana) c’è lui con Vespa. Ma è dal Teatro del Silenzio che inizia la nostra chiacchierata.

Il Teatro del Silenzio è un progetto che rimanda al forte legame che lei conserva con la sua terra.
“E’ vero. Ma è, prima di tutto, un progetto straordinario, ideato dall’architetto Alberto Bartalini, sostenuto e poi in parte realizzato da mio fratello Alberto, anche lui architetto. All’inizio, quando anni fa iniziammo a parlarne, la considerai un’idea un po’ folle; ma poi l’ho abbracciata e sostenuta con forza, come credo si debba fare quando si aderisce a un progetto. Mi sono reso conto che, mediante quest’iniziativa, si riusciva ad arricchire il nostro territorio, a farlo conoscere nel mondo e quindi l’ho sostenuta con tutte le mie forze”.

Una terra che è universalmente apprezzata non solo per la bellezza del paesaggio ma anche per i valori culturali che esprime.
“I talenti che questa terra ha prodotto ed esportato in tutto il mondo sono apprezzati universalmente. La fantasia, l’inventiva, la capacità – anche fisica – di creare sono valori apprezzati ovunque. In una parola direi che si potrebbe definire come un “estro creativo”. Gli italiani in generale hanno un grande pregio: quello di voler ragionare ognuno con la propria testa, una caratteristica che può anche trasformarsi a volte in un difetto, ma di certo è il primo motore di quello che siamo stati capaci di creare in questa terra e in questa regione straordinaria che è la Toscana”.

Partendo da qui lei ha saputo diventare una star mondiale, riesce oggi a riconoscere se c’è stato un segreto?
“Tanta passione, buona volontà e – perché no? – tanta salute. Non ci sono veri segreti. Sant’Agostino era uso chiedere “Che cos’hai che non ti sia stato dato?”. Dunque se il talento ci è stato dato in dono perché vantarsene? Sono cosciente di aver ricevuto un dono che è la mia voce, e cerco di farne il migliore uso possibile. Per me stesso e, soprattutto, per tutti quelli che mi seguono”.

Oggi nel mondo si aprono nuovi scenari, nuovi Paesi crescono e diventano protagonisti. Pensiamo all’Asia, al Sudamerica, società portatrici di nuove culture, forse di nuovi valori. Come si rapportano i nostri valori culturali, quelli occidentali, con questi nuovi protagonisti?
“Ci rapportiamo benissimo, i nostri sono valori veramente globali. La storia del mondo testimonia bene come, sin dai nostri naviganti che solcarono gli oceani, i valori della nostra cultura si sono sempre diffusi nel mondo. E’ accaduto perché sono valori universali, che ogni popolo, ogni cultura sa riconoscere. A partire proprio dalla musica, che ovviamente è l’aspetto culturale che mi riguarda più da vicino. Gli uomini si distinguono per le loro capacità, ma si assomigliano tutti quanti nei loro difetti”.

Ci troviamo al Museo Piaggio, viene da pensare che anche Vespa, che nasce nei suoi stessi territori, può essere considerata un simbolo di questi valori culturali.
“Certo. La Vespa è veramente un simbolo di questa cultura e di questi valori. E’ una grande creazione dell’ingegno, dell’inventiva, della capacità tecnica dell’uomo. Questa ormai è una storia nota in tutto il mondo; l’ingegner D’Ascanio, pensando a un mezzo da trasporto semplice ma elegante, s’inventò un oggetto straordinario che è diventato un simbolo noto in tutti i continenti, e anche questo legato al nostro territorio”.

Lei nella sua carriera ha raggiunto risultati eccezionali, ha cantato con gli interpreti più famosi, davanti al Papa, a Ground Zero, a Central Park di fronte a decine di migliaia di fans in un concerto che è già storico. Ma non teme mai, come accade a certi sportivi, di perdere le motivazioni?
“Il rischio c'è, è sempre in agguato. Credo che la soluzione sia scavare in noi stessi, di essere coscienti che abbiamo avuto dal Cielo un dono e forse, per conseguenza. Una specie di incarico, di missione. E’ come nella parabola evangelica dei talenti, quello che abbiamo ricevuto deve essere fatto fruttare. In quella parabola, alla fine, il servo premiato è quello che, ricevuti i talenti (nel caso erano monete) li ha fatti fruttare; non è invece quello che li ha sotterrati, rendendoli infruttuosi”.

Nel suo repertorio lei unisce grandi classici dell’opera a brani di musica leggera e interpretazioni decisamente pop, e questo rappresenta un caso che non ha molti eguali.
“Mah, ai nostri tempi, è una cosa che non fa quasi più nessuno; forse perché il linguaggio della musica classica e quello della musica più popolare si sono un po’ allontanati. Ma non è sempre stato così. Quello che faccio oggi, decenni orsono era nella norma. Quando cantavano (ed erano al massimo della loro celebrità) artisti come Enrico Caruso o Beniamino Gigli, era assolutamente normale che passassero dal palco del teatro dove interpretavano l’opera a canzoni popolari cantate nei film o incise nei dischi. La distinzione tra i due generi rimaneva intatta, ma il grande cantante prestava la sua voce alla grande melodia, indipendentemente dal fatto che si trattasse di un’opera o di una canzone popolare. Ricordiamo con gioia quelle interpretazioni, e le molte canzoni - ad esempio - scritte appositamente per il grande Caruso!”.

Aranjuez : Andrea Bocelli / CARisMA

UNA VOCE, UN MITO

Toscano, come Puccini e Mascagni, Andrea Bocelli nasce il 22 settembre 1958 nella fattoria di famiglia a Lajatico, tra i vigneti della campagna pisana. Ai genitori il merito di averne incoraggiato il talento, avvicinandolo al pianoforte fin dall'età di sei anni. La passione si estende al flauto traverso e al sax, ma è nella voce che scopre lo strumento ideale. E qui inizia il percorso formativo dell’astro Bocelli, tenore “moderno ma all'antica” (come lui stesso ama definirsi). Nel 1970, la prima vittoria ad una competizione canora, interpretando “O sole mio”. Dopo gli studi con Luciano Bettarini, Bocelli si avvicina a Franco Corelli, artista verso il quale ha una vera e propria venerazione. Per pagarsi le lezioni, Andrea suona nei locali, e nel frattempo coltiva una cultura umanistica e si Laurea in Giurisprudenza. Proprio nel periodo che lo vede decollare nella pop music, scoperto da Caterina Caselli e dalla sua etichetta “Sugar”, il tenore ha l’occasione di debuttare sulla scena lirica, nel 1994, in un Macbeth verdiano (ruolo di Macduff) diretto da Claudio Desderi. Per Natale è invitato a cantare “Adeste Fideles” in San Pietro, davanti al Papa. E’ l’inizio di un’ascesa folgorante, Bocelli trova il palcoscenico. Anzi il palcoscenico trova Bocelli, e non lo lascerà più. Il pubblico di tutto il mondo lo adora: 80 milioni di dischi venduti, nel suo primo ventennio di carriera, lo testimoniano.
Nel 1988 Bocelli entra nel Guinness dei Primati, conquistando contemporaneamente prima, seconda e terza posizione nelle classifiche americane della musica classica. Alla cerimonia dei “Classic Brit Awards 2012”, gli viene conferito – dalle mani del compositore Sir Andrew Lloyd Webber – il premio “International Artist of The Year”. Bocelli è presidente onorario del progetto “Il Teatro del Silenzio” e co-ideatore dello spettacolo che si svolge una volta l’anno, nel suggestivo anfiteatro all’aperto di Lajatico, in Toscana. Dove, tra gli artisti ospiti, accanto ad Andrea si sono esibiti Placido Domingo, Josè Carreras, Lang Lang, Laura Pausini, David Foster, Sara Brightman, Zucchero Fornaciari, Heather Headley, Noa, Roberto Bolle, Nicola Piovani.
(Da: Giorgio De Martino, andreabocelli.com).