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RIDE ESTREMI

HARDALPITOUR 2018:
IL RACCONTO DEL GUZZISTA MARCO CAPPELLI

IN SELLA ALLA SUA MG TT 1.2 RALLY HA PARTECIPATO ALLA 10° EDIZIONE DELLA HAT SANREMO-SESTRIERE, LA MANIFESTAZIONE MOTOCICLISTICA DI ADVENTOURING PIU’ IMPORTANTE E QUALIFICATA D’EUROPA. RECORD DI ISCRITTI: 480 MOTOCICLISTI PROVENIENTI DA 16 NAZIONI, CON LE GLORIE DELLA DAKAR, COME BRUNO BIRBES SU MOTO GUZZI V7 MKIII.

Sanremo-Sestriere, 7-9 settembre 2018 – Decima edizione super per la Hardalpitour, mitico viaggio-avventura del calendario Turismo Adventouring FMI/FIM. Tre i percorsi: Extreme (900 km), Classic (580 km) e Discovery (420 km), studiati per le diverse esigenze di guida. Partenza della HAT EXTREME alle 23 di venerdì con eroi della Dakar come Bruno Birbes, capitano del team Eaglecross di cui fa parte il Guzzista Marco Cappelli; arrivo domenica pomeriggio a Sestriere, dopo aver percorso oltre 900 km di cui più del 70% in fuoristrada. Record d’iscrizioni per l’edizione del decennale: 480 motociclisti provenienti da 16 nazioni hanno confermato la HAT come la manifestazione Adventouring (turismo-avventura in moto non competitiva) più importante e qualificata in Europa.

VIDEO DI MARCO CAPPELLI: HAT 2018-LA PARTENZA DA SANREMO E LA PRIMA NOTTE IN SELLA.

ARTICOLO DI MARCO CAPPELLI. “Sono anni che sento parlare della Hardalpitour, che più che una gara è una prova di resistenza: da 400 a 900 km in 24 o 36 ore (a seconda del percorso scelto), per la maggior parte in fuoristrada, per moto superiori ai 170 chili. Una sfida interessante che mette alla prova il motociclista e la moto; è per questo motivo che ogni anno partecipano piloti professionisti per mantenersi in allenamento e molte case fanno correre moto da poco sul mercato o ancora da testare per saggiarne la resistenza. Si, perché non è da tutti portare due ruote anche di grossa cilindrata di notte in fuoristrada percorrendo vecchie strade militari, a volte scassate seguendo una traccia su un GPS per ventiquattr'ore filate.

Marco Cappelli con la sua Moto Guzzi TT 1.2 Rally su base Stelvio by EagleCross; nella foto sotto è in sella alla MG V7 MKIII di Bruno Birbes.

Ho letto articoli di persone che si sono cimentate in questa ‘cavalcata’. Mi sono sempre chiesto: Ma come si fa a rimanere svegli tutta la notte alla guida? Sono sufficienti le luci che una moto ha, più o meno, di serie? Come si può fare a portare il necessario per affrontare 30° della partenza e temperature che possono andare anche sotto 10° nella parte alpina, considerando anche la pioggia, pur mantenendo la moto leggera? E se dovessi bucare in piena notte? Chi è in grado di mettere una camera d’aria?

Bruno Birbes in officina con la sua Moto Guzzi V7 MKIII (www.eaglecross.club).

Tutte domande che per anni mi hanno lasciato un tarlo a scavare nel cervello, fino a quando parlando con Cristian Bettini, il precedente proprietario nonché promotore dell'idea che sta dietro alla mia moto, sono stato invitato a partecipare sotto la bandiera del team Eaglecross capitanato l'ex pilota Dakar Bruno Birbes, Il padre della mia Moto Guzzi TT 1.2 Rally su base Stelvio. Certo, un'occasione così non capita tutti giorni, per questo ho deciso di accettare l’invito, anche se l'asticella si era già alzata: avrebbero partecipato alla versione Extreme, 920 km da percorrere in 36 ore con la bellezza di due notturne!

HAT Village a Sanremo.

La partenza era prevista per venerdì 7 settembre alle 23.00, ma era obbligatorio presentarsi entro le 16 a Sanremo per il check in, da fare obbligatoriamente con gli altri due componenti della propria squadra: si, perché per regolamento bisogna partecipare in un gruppo di tre persone ed essere autosufficienti per eventuali problemi meccanici.

Sono arrivato a Sanremo intorno alle 13, ho conosciuto gli altri due miei compagni di squadra, Giovanni Galvagni un ragazzo giovanissimo, e Antonino Mazzeo. Gli altri due team Eaglecross Adventure del Moto Club Leonessa d’Italia 1903 erano capitanati da Bruno Birbes in sella alla sua Moto Guzzi V7 MKIII con gli ex-dakariani Aldo Winkler e Brenno Bignardi su Aprilia Pegaso 650, a seguire Cristian Bettini, Livio Metelli, Davide Cominardi, Marco Varini, Luciano Rizza e Riccardo Scaglioni con la Aprilia RXV 450 Dakar di Paolo Ceci.

Aprilia RXV 450 Dakar e Aprilia Pegaso 650.

Dopo una sostanziosa cena ci siamo riposati sulle panchine lungomare in attesa della partenza; riposare ovviamente in questi casi è un eufemismo, in quanto è praticamente impossibile riuscire a spegnere il cervello e far calare l’adrenalina in così poche ore. In un attimo era già il momento di partire, saliamo sulle moto e un po’ a spintoni arriviamo davanti al cancello di partenza e via!

Da ora in avanti per le prossime 36 ore avremmo dovuto seguire quella piccola riga sul nostro GPS che ci avrebbe portato a Sestriere. Mi ritrovo subito davanti al mio gruppo, attraverso Sanremo e poi su iniziando la prima strada sterrata, stretta e molto sassosa. Come mi aspettavo, la concitazione di tutti i partecipanti, circa un centinaio alla Extreme (quasi 500 totali), avrebbe creato qualche intoppo; infatti, un ragazzo svizzero davanti a me, forse per la poca velocità, perde l’anteriore e va a sbattere proprio nello spigolo di un muretto subendo diversi danni alla moto.

Mi fermo, gli do una mano a rialzarla, è scosso, non riesce al buio a capire che danni abbia la moto, ma sta bene, intanto altri ci sfrecciano accanto superandoci. Riparto facendo gincana tra borse, sacchi a peli, tute antipioggia perse da chi era passato prima di me, ogni tanto incontro piccoli gruppi di moto che rimettono insieme i pezzi, ma io al buio non riconosco quelli del mio e tiro dritto sperando che siano avanti. Mi faccio superare da alcuni, la somma degli adesivi e accessori che hanno su gli da talmente tanti cv che non è il caso di mettersi in gara, e poi devo trovare il mio gruppo, se buco hanno loro le leve e, nel mentre, non devo sbagliare la traccia; focus, un occhio sulla strada, un occhio sul GPS.

Inizio a incontrare sempre meno moto, i gruppi si fanno più distanti, ma ancora non trovo i miei; un incrocio, sbaglio strada, devo andare giù di lì? In quel viottolo? La traccia è chiara, giro la moto, inizio la discesa, c’è molta vegetazione, ma devo guardare per terra perché la strada ha molti canali scavati dall’acqua; con moto pesanti se una ruota ne prende uno non è facile tenerla dritta, e poi sono da solo. Ad un certo punto mi sento prendere il casco e tirare la testa indietro, un ramo mi ha agganciato prima la visiera poi la helmet cam; nel tempo di capire cosa fosse successo, l’anteriore prende un sasso e si chiude e io mi ritrovo per terra.

Spengo d’istinto la moto e non vedo più niente; se arriva qualcuno finisce per salirmi sopra; tiro giù il cavalletto, mi armo di buona volontà e la tiro su, mi fa male il polso sinistro, arrivano delle moto, gli faccio cenno per farmi vedere, è il mio gruppo.

VIDEO DI MARCO CAPPELLI: HAT 2018 EXTREME DAY 1
Riparto con loro, sono più tranquillo, ora posso pensare a guidare. Saliamo fino al rifugio Melosa dove c’è il primo check point, ci timbrano la scheda di passaggio, scendiamo dalle moto e mangiamo qualcosa. Il polso si fa sentire, prendo l’antidolorifico... Iniziamo la strada militare che attraversa la fortificazione dei Balconi di Marta, di notte riconoscerli è un’impresa, e continuiamo dritti verso il Colle Ardente, una strada che di giorno fa impressione perché è completamente a strapiombo nel nulla, di notte non ci pensi o almeno provi a non farlo.

Qualcuno è caduto, c’è la Protezione Civile, sembra non si sia fatto male, ma la moto dov’è? Attraversiamo la galleria del Garezzo e incontriamo un tedesco con che ha forato ed è rimasto indietro al suo gruppo; ha già tolto lo pneumatico ma non riesce a tenere la moto su per rimetterlo, lo aiutiamo e ripartiamo.

Sono le 4, pensavo che a quest’ora sarei stato più stanco e infreddolito invece sto sudando come fosse agosto in spiaggia e sono in uno stato psico-fisico perfetto… solo il polso mi fa ancora male, spero sia solo una distorsione, passerà, mi dico. Alle prime luci dell’alba, dopo un breve tratto di fango, arriviamo ad un altro check-point e troviamo Bruno alle prese con la sostituzione di una camera d’aria di una Aprilia Pegaso che, per non farsi mancare nulla, ha fatto gli ultimi km a luci spente per via del regolatore andato.

Facciamo colazione, un tedesco enorme mi chiede come vanno le Moto Guzzi, non se ne vedono molte a questi eventi se non fosse per Bruno. Ripartiamo, riesco ancora a guidare qualche ora, ho preso un altro antidolorifico e mi sono fatto una fascia di fortuna con uno scaldacollo; ma ogni marcia che devo cambiare sento una fitta al polso, cerco di usare la frizione il meno possibile, ma sto rallentando il gruppo, mi stacco con l’idea di rincontrarli a Garessio, anche se in cuor mio sapevo che con loro non avrei più fatto strada.

A Garessio c’è il punto ristoro più grande, fino allo scorso anno la HAT partiva da qui. Trovo un farmacista che si fa prendere dalla mia disavventura e mi riempie di pomate, garze e antidolorifici. Vado a fare colazione all’unico bar aperto e si ferma un crocicchio di curiosi intorno alla mia MG Eaglecross; attacco bottone, sono tutti enduristi, mi fanno la fasciatura e uno addirittura mi va prendere degli attrezzi per ripararmi il paramani che si è sganciato con le vibrazioni.

Torno al tendone, arrivano i più veloci del nostro gruppo, Bruno e Cristian, con loro Livio, anche lui ha avuto problemi alla moto, pompa della benzina andata. Sono quasi deciso a mollare e tornarmene a casa, dopo due ore il male è sempre uguale, non posso pensare di guidare ancora 24 ore, ma sono qui e non so quando riuscirò a rifare una cosa come questa, non dormo dal giorno prima, forse è la stanchezza che parla. Salgo in moto, da solo, non voglio rallentare nessuno, prendo asfalto fino a Upega, inizio la Via del Sale, la giornata è stupenda, vado piano, mi godo il panorama, ogni singola pietra, mi fermo spesso per riposare il polso e fare qualche foto.

Arrivo a Limone e qui concludo il tracciato, non voglio rischiare ancora e non conosco il percorso da lì in poi; taglio per asfalto e in 140 km sono a Sestriere, sono le 19, mangio qualcosa e mi metto a dormire. Il giorno dopo saluto tutti i miei compagni di viaggio che arrivano a metà giornata al traguardo, sono stanchi ma felici. Lunedi mattina mi alzo presto, mi aspettano 500 km per tornare a Firenze… comunque dalla caduta in poi ho percorso più di 1.000 km tra sterrato e asfalto. Spero di riuscire a rifare questa esperienza, che, anche se non è andata come mi aspettavo, è stata una bella sfida e una vera avventura extreme”.

(Articolo, foto e video di Marco Cappelli).

MARCO CAPPELLI, UN VERO GUZZISTA CHE “SOGNA” UNA MG V85 TT “DA STRAPAZZARE”.Ho 38 anni e ho iniziato ad andare su due ruote con la Vespa con cui ho fatto qualche piccolo viaggio; poi mio padre acquistò la prima moto in famiglia, una Moto Guzzi Nevada 750, e da lì le Guzzi sono entrate in famiglia. A 20 anni ho acquistato una V65 SP, poi ho iniziato a viaggiare con una V11 Sport adattata con borse trax in alluminio per poter trasportare me, la mia fidanzata (ora moglie) e tutto il necessario per il campeggio. Poi abbiamo acquistato una Stelvio NTX con cui ho fatto i due viaggi più belli della mia vita, Scozia e Capo Nord, quest’ultimo con mio padre per la sua pensione, lui in sella alla Breva 1100 che guida tuttora a 71 anni.

Poi abbiamo aperto un agriturismo nel Chianti, è nato nostro figlio, la Stelvio veniva usata sempre meno per i viaggi e sempre più per sterrare. Ho fatto ancora con lei due Agnellotreffen (il primo con meno 17 gradi centigradi, salendo a Pontechianale con le catene da neve); poi quando Bettini mise in vendita la TT 1.2 Rally (che già sognavo da due anni dopo averne letto su una rivista) non ho aspettato un secondo. Da quando ho questa moto ho fatto solo viaggi in fuoristrada, se pur brevi per via del tempo. Lo scorso anno feci un viaggio molto bello in Bosnia con una V65 NTX che posseggo tuttora…

In futuro chi lo sa, di certo il mio sogno rimane essere il primo a portare una Guzzi alla Gibraltar Race, ma con le mie sole risorse non penso sarei in grado di riuscirci… io non sono un professionista, ma ho sempre girato su Moto Guzzi facendo anche cose toste e mi ha sempre portato a casa. Negli anni, chi mi conosce ha iniziato ad apprezzare sempre più l'Aquila. Ho anche fatto proselitismo, in particolare un caro amico ha comprato una Stelvio che usa per fare off. Con lui e altri organizziamo eventi in Toscana, molti partendo dal mio agriturismo, con il gruppo il 6% che va in moto tutto l’anno di cui sono amministratore (dal prossimo il 27 ottobre). Stiamo organizzando per dicembre la Festa del 6% che prevede un bivacco con fuochi e tende, per raggiungerlo bisogna percorrere una strada bianca di circa 10 km, ci aspettiamo 150/200 partecipanti. Una V85 TT da strapazzare mi piacerebbe eccome, e in tanti del mio gruppo non vedono l’ora di provarla….”.

INFO:
www.facebook.com/seipercento